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Sono cadute le tradizionali barriere tra centro e periferia e il territorio tende a trasformarsi in un sistema unico composto da aree antropizzate variamente estese e dense.
In questo scenario di grande cambiamento, parti sempre più consistenti della società stanno chiedendo alle aree rurali di svolgere un nuovo ruolo.Non solo come fornitori di beni e servizi ma anche di modelli e stili di vita più sani e sostenibili.
Assistiamo allo sviluppo di produzioni sostenibili, biologiche e di piccola scala, a campagne per la tutela dell’ambiente e all’emergere di movimenti, ricerche e pratiche ispirati dalla necessità di recuperare e valorizzare le culture delle comunità locali, di permettere agli ecosistemi di rigenerarsi e, al tempo stesso, a diversi attori di partecipare attivamente e responsabilmente alla riorganizzazione delle filiere che contribuiscono alla produzione di alimenti e paesaggio.
Una nuova ruralità quindi, che non scaturisce da una contrapposizione con i modelli urbani ma piuttosto dalla costituzione di nuove forme economiche e sociali, e da un rurale caratterizzato dalle peculiarità dei territori piuttosto che dall’appartenenza, esclusiva, al solo settore agricolo.
La rete dei borghi e il paesaggio potranno essere i capisaldi della grande fabbrica culturale ed economica del futuro se i contesti rurali saranno adeguatamente “riprogettati”, ovvero se offriranno spazi di vita e di lavoro, se saranno in grado di attrarre e offrire opportunità capaci di attivare nuove economie e creare filiere produttive integrate (bioeconomia).
Il concetto di Rural Design deriva proprio da questa necessità: sviluppare un nuovo sguardo e sensibilità che interpretino in modo dinamico il territorio, focalizzando l’attenzione sulle connessioni all’interno di un organismo e tra gli organismi.