Attraverso la lettura del racconto "Il ricalcolo dell'imprevisto", pubblicato sul supplemento gratuito distribuito da la Repubblica (Novanta-Venti/Guida Editori), "Napoli nessuna e centomila", possiamo avere il punto di vista dello scrittore Roberto Saviano, sulla sua percezione del "tempo" nella città di Napoli, sul come "...Napoli ti insegna a vivere, alle sue regole, alle sue condizioni e quando te ne separi a te resta una moneta preziosa che però a altrove non ha mercato...".
Ti resta quel qualcosa d'indicibile che "altrove" non ne puoi fare più esperienza, "...Napoli è la città del caso, degli eventi, dell'imprevisto. Napoli è la città del caso, è la città in cui esci con uno scopo e sai che esiste un tempo indeterminato, che collega il punto di partenza al punto d'arrivo, che è incalcolabile, che è imprevedibile, e sai che esiste in quel lasso di tempo, che sfugge a ogni controllo, può accadere di tutto senza che nessuno sia colto da stupore...".
Esiste appunto quel buco di tempo sospeso, che trasgredisce le coordinate note e consumate del tempo vissuto nel nostro caro occidente produttivo, dove tutto il trascorso è finalizzato al massimo della sua efficienza e resa in funzione ed in prospettiva della crescita illimitata "...Di fronte all'imprevisto a Napoli scatta istantaneo il ricalcolo delle coordinate, si prendono nuove misure, ma immediatamente, perché l'imprevisto non solo è considerato un evento che molto probabilmente si verificherà, ma è anche ciò che sottrae l'uomo alla catena di montaggio che lo rende macchina...".
In questo modo Roberto Saviano fa i conti con tutta la grande cultura sociologica, politica ed economica del nostro travagliato occidente. Quel "luogo" piovra, che a partire almeno dal '600, ha plasmato ed occupato con i suoi tentacoli ogni interstizio di vissuto, di esperienza sul nostro pianeta. Bisogna resistere, contrapporsi, adeguarsi, farsi cullare da questa obbligata necessità?
"...Vivere a Napoli è come fare un viaggio oltre i confini dell'incertezza ed è questo il dono che Napoli fa a chiunque abbia la pazienza di resistere quel tanto che basta ad imparare le sue regole minime...che ti impongono di guardare a chiunque per quello che è: una persona..."
L'esperienza sottratta ai meccanismi della riproducibilità tecnica e digitale, ti costringe ad uscire fuori dal grande gioco della "metropoli infinita" ed il tempo si libera delle sue costrizioni indotte dalla storia, dal suo "nerven-leben" urbano "...La città ti chiede apertura, ti chiede elasticità, ti chiede indulgenza perchè in cambio ti dà qualcosa di estremamente prezioso: la certezza che, insieme a lei, dentro di lei, stai letteralmente fottendo l'algoritmo che ti consiglia quale acquisto fare, quale musica ascoltare, quale serie vedere, dove andare a mangiare, quale locale frequentare, quale libro leggere, dove andare in vacanza, come vivere...".
Napoli non si pone come luogo della resistenza, ma come spazio di attività e nuove relazioni che definiscono un nuovo paradigma strategico d'uso dello spazio domestico ed urbano, in cui le coordinate possibili assumono significati irriproducibili ed indicibili "...Napoli ti fa un regalo che nessun altro luogo è in grado di farti...non ti dà l'illusione di avere il controllo, ma ti fa credere, anche se non può essere vero, che esiste sempre una via d'uscita, una via di fuga, una alternativa, una scelta possibile. Ti fa pensare che il tuo destino, in questo mare di incertezza ma pieno d'umanità, in fine dei conti è proprio nelle tue mani. Ti fa pensare che, potranno provare a incastrarti con mille cappi e catene, e nonostante questo tu resterai sempre una persona libera..."