DALL’ANTROPOCENE AL NOVACENE
Siamo in un cambio d’epoca ed ancora non ne percepiamo la sua fattuale operatività. Procediamo con le vecchie antenne, mentre intorno e dentro di noi, nel nostro corpo, tutto è in corso di trasformazione. Tra gli studiosi si parla addirittura del passaggio dall’ “antropocene” al “novacene”. Che significa?
Con il termine “Antropocene”, s’intende il mondo, il contesto ambientale ed urbano, entro cui il soggetto “uomo”, è riuscito attraverso continue trasformazioni ed innovazioni strutturali o climatiche ad incidere sui processi geologici. Il termine deriva dalle parole in greco anthropos e kainos, che significano rispettivamente essere umano e recente, quindi un soggetto contestualizzato all’interno di processi che hanno una loro dimensione temporale.
Il termine “Novacene” affronta invece il nostro rapporto con le macchine intelligenti, della collaborazione tra l’uomo e le macchine. Quindi lo sviluppo di un nuovo mondo in cui nuovi soggetti prenderanno il sopravvento, penseranno più velocemente dell’uomo attuale. L’alba di un nuovo universo, perché questa nuova intelligenza saprà relazionarsi a nuove coordinate, non più legate al mondo per come l’abbiamo conosciuto, ma allo sviluppo di nuove “realtà”, che non avranno più nessuna relazione con quelle vecchie.
Questo processo, non è iniziato da poco, ma i suoi inizi affondano nelle pratiche stesse che l’uomo ha sviluppato nella sua storia, nello sviluppo delle sue innovazioni e della sua conoscenza.
“…La pandemia, oltre ad obbligarci a ridefinire ció che abbiamo sempre inteso come societá, mostrandoci la fallacia dell´idea di una comunitá di relazioni ristrette ai soli umani e quindi lontana dalle forme contemporanee di cittadinanza che includono i virus, il clima, le foreste, le biodiversitá, ci ha proiettati definitivamente in un mondo datificato e informaticamente relazionato. Durante la pandemia In tutti gli stati del mondo i processi decisionali hanno avuto un profondo stravolgimento dislocando il potere di decisone non soltanto dalle architetture della politica a quelle della comunitá scientifica ma da questa a quella dei dati, ossia all´insieme delle proiezioni e degli scenari costruiti dal processamento dei Big Data. La scienza ha giá da tempo iniziato ad utilizzare le infinite sequenze di tali tipi di dati, (da non confodersi con i dati statistici creati dagli umani), prodotti da altri dati, in maniera automatizzata e cumulativa, ed é proprio a partire dal fertile dialogo con questi che ha incrementato la produzione di conoscenza e innovazione nei piú diversi campi di applicazione. E´attraverso della combinazione infinita dei Big data che monitoriamo il cambiamento climatico. Ed é sempre attraverso di questi che é stato possibile ricostruire la sequenza informativa della vita, il codice del DNA, ed é stato, inoltre, possibile conoscere l´andamento della diffusione del virus e creare vaccini efficaci a tempo di record…”
( da www.massimodifelice.net )
Quindi è in gioco l’intera esperienza umana per come l’abbiamo conosciuta sino ad ora. Che ne sarà dei confini e dei limiti fisici del nostro corpo, delle nostre case, delle nostre città, nazioni e continenti? Addirittura l’esperienza del confine “mondo”, del suo limite cosmico, è rimesso in discussione. Stiamo parlando di un processo e di una trasformazione sconvolgente, di cui ancora non se ne vede diffusa consapevolezza, se non in ambiti ben circoscritti e scientificamente attrezzati. Ma la “gente” prosegue senza rendersene conto.
Photo by Mario Mangone (Expo Milano 2015 )