Il corpo e il suo “inesorabile essere lì”, con le sue passioni, l’eros e la sua sofferenza; la sua condizione materiale del vivere, come il pensiero verso il corpo che ha sempre avuto peso nella nostra esistenza. Oggi ci sono grandi difficoltà nel parlare del corpo, per il suo essersi posto al di sopra e al di fuori dei vincoli biologici, tutto ciò è ancora più chiaro dopo l'esperienza pandemica. Oggi ancor di più è aumentata la percezione stessa che il corpo abbia dei “confini”, su cui si giocheranno pratiche e giochi d'imprevedibile portata. Basti pensare solo al settore sanitario e farmaceutico, a quello dell’immunizzazione diffusa del corpo e dei suoi organi verso tutti i prossimi attacchi pandemici; ma non tralasciamo tutte le possibili attenzioni che arriveranno dal settore della moda, dell’estetica, dello sport, della “bellezza” in generale. Ma esiste anche una nuova posizione del corpo nello spazio e nel tempo della nuova città immateriale e postpandemica; cosa significherà abitare la propria stanza, la propria casa, il proprio quartiere, in poche parole come abiteremo il “mondo” e quindi come si amalgameranno tutti queste esigenze, che linguaggi utilizzeremo?
Da qui l’esigenza di delineare il “corpo” delle linee di tendenze storiche consolidate nel tempo, che l’esperienza pandemica ha completamente sconvolte, se non accelerato nella loro obbligata dissoluzione, ma nello stesso tempo ricostruire un abaco di relazioni potenziali, necessarie, obbligate per ridefinire un quadro generale di senso per una nuova collocazione e ruolo del “corpo” nel nostro prossimo futuro. Bisogna ritrovare un “pensiero” all’altezza di questo passaggio. Una sorta di nuova Bauhaus capace d’incarnare tutta la complessità del nostro tempo e promuovere, esporre, diffondere “regole”, “tipologie”, “stili” congeniali ai nostri nuovi desideri, alla ricerca delle nostre relative e parziali “verità”.
Time Experience ha come tema fondante da attraversare proprio quello del “corpo”, insieme a quello dei linguaggi e della sostenibilità urbana, pertanto siamo obbligati a navigare in questo mare, attraverso testi, riflessioni, immagini, video. Sarà un viaggio complesso, il cui design diventerà esso stesso analisi e progetto, una sorta di Embodiment Design sul nostro nuovo “Corpo”.
Materiali sull'argomento:
"Corpi tra spazio e progetto" - Cristina BIANCHETTI (Ed. Mimesis Architettura)
Il corpo è canale di transito tra lo spazio e il progetto: il tramite con il quale il progetto manipola lo spazio. Questa è la tesi del libro che sviluppa una lettura critica del progetto urbanistico osservando il modo in cui tocca il corpo. E così facendo acquista una dimensione che va oltre il singolo corpo malato, sano, aperto, misurato, scrutato, liberato, emancipato. Acquista una dimensione pubblica, politica.
"La bellezza per te e per me" - Alberto Abruzzese (Ed. Liguori Editore)
“Una riflessione sulle forme estetiche della società di massa a partire dall`esperienza personale dell’autore: un percorso di lunga frequentazione dei media dello spettacolo, e una più recente attenzione verso i media della vita quotidiana e gli scenari tecnologici della condizione - sempre più postuma e oggettivamente marginale – dell’essere umano a fronte del mondo…Che la bellezza sia fonte di dolore e di felicità lo sappiamo: abbiamo imparato sulla nostra pelle cosa significhi essere belli o brutti, quanto sia dolorosa l’esperienza di essere esclusi dalla sfera della bellezza in un mondo che ne è dominato e quanto esaltante l’avventura di apparire belli o di conquistare l’attenzione di chi ci sembra bello, avvenente, vincente. La bellezza è un premio o una punizione comune. La scena che ci inquieta è quella duplice e parimenti dolorosa in cui sentiamo che il nostro corpo, il suo apparire alla presenza dell'altro, non viene giudicato bello, oppure il corpo, che a noi appare bello, si ritrae e ci nega. Avvenuta l’alchimia del desiderio, belli o brutti che si sia, la recita segue il copione sociale di una continua approssimazione alla bellezza. Su questa dinamica hanno prosperato le fabbriche ed i mercati dell’abbigliamento, della cosmetica, della ginnastica, della chirurgia estetica. L’interpretazione freudiana del piacere non ha potuto fare molto a questo proposito. Ne ha preso atto. Così come le teorie critiche sulla civiltà dei consumi: negazioni di ciò che è innegabile.”
"La rivolta dello stile - Tendenze e segnali dalle subculture giovanili del pianeta terra - a cura di S. Cristante. A. Di Cerbo e G. Spinucci (Franco Angeli Editore)
Teddies, Rockers, Punks, Rastafarians, Skin Heads ma anche i necrofili di Parigi e i Bosozoku giapponesi; ed ancora i Mods e gli eredi di tutti questi stili di vita, modi di essere, a Lubiana, a Francoforte ed a Bologna, a Milano o nel mito nudo di New York dove tutto diventa post, e siamo già nel post Punk. La vicenda inizia alcuni decenni fa proprio negli Stati Uniti ma le prime forme di ribellismo sul filo dello stile stanno a quelle attuali come il blues sta al rock; un percorso che inizia dalla destrutturazione dei quartieri e delle forme di solidarietà operaia, ma in cui la riaffermazione di un proprio autonomo modo di essere sta a quella vecchia cultura operaia come le feste nelle case del popolo stanno ai raduni musicali intorno ai Sex Pistols. Dalla scuola di Birmingham D. Hebdige e G. Murdock tra gli altri parlano di subculture, culture antagoniste alla frantumata storia operaia cosi come ai seducenti miti del consumo, di massa perché non potrebbe essere altrimenti. Le subculture, però, danno letture autonome che distorcono, accentuano, tutti i segnali da cui traggono ispirazione, creando nuovi stili, forti, profondamente diversi tra loro, tutti ugualmente “visibili”. Le nozioni di stile e di gioventù visibile sono in grado di attraversare fenomeni che costituirebbero altrimenti universi di comportamento separati: nozioni che in questo testo sono riportate, utilizzate e vagliate, ma senza la pretesa di voler ricomporre in quadro omogeneo ciò che in realtà è frammentario e separato, che dichiara di volerlo rimanere (non si pensi alla Politica) per riuscirci. Dai singoli gruppi, dai diversi Paesi in cui si sono formati, sono arrivate testimonianze, materiali ed interpretazioni critiche: un contributo alla riflessione e soprattutto un rapporto sul modi di essere di una tendenza in rivolta attraverso lo stile.
Communifashion - Sulla moda, della comunicazione a cura di Alberto Abruzzese e Nello Barile (Luca Sossella Editore)
Communifashion nasce per colmare le distanze che da un lato separano gli studi sulla moda dalle scienze della comunicazione, dall’altro dividono gli universi, spesso solipsistici, della riflessione accademica e dall’espenenza aziendale. Communifashion e un utile strumento di formazione 'olistica' per un pubblico eterogeneo (studenti, comunicatori, operatori del settore) attento alle mutazioni socioculturali della moda odierna. Non un mero assemblaggio di saggi ma un progetto comune dotato al contempo di coerenza interna e d'estrema duttilità. In esso convergono gli sforzi interpretativi dei principali studiosi nazionali e internazionali del fenomeno e le esperienze maturate in alcune delle aziende più dinamiche del settore. Agli intenti 'pionieristici' dell'opera corrispondono una concettualizzazione estrema e uno stile `agonistico' capaci di competere con il radicale dinamismo del proprio oggetto cogliendo, nel segno effimero della moda, il senso profondo dello spirito del tempo.