11 APR 2022 TIME EXPERIENCE COMMERCIAL 

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IL FUTURO NELLA  MEMORIA ARCHEOLOGICA - Yannos  KOURAYOS

 

 

 

IL FUTURO NELLA  MEMORIA ARCHEOLOGICA

Intervista a

Yannos  KOURAYOS

effettuata il mattino del 23 Agosto 2022

a cura di Mario Mangone

Era da tempo che desideravo incontrare il responsabile-esperto principale del sito archeologico di Despotiko, non tanto per una mia invasione nel campo dell’archeologia, di cui sono poco competente, ma per il semplice motivo che  ci troviamo in un contesto, come quello del sistema insulare delle Cicladi, entro cui è  obbligatorio fare i conti con questa disciplina, in quanto la  ritengo fondante e decisiva per molte decisioni che riguardano lo sviluppo di queste aree.

Quindi in una bella mattinata, con uno splendido sole, parto da Antiparos, isola estiva che frequento dal lontano 1991 ed arrivo sul piccolo porticciolo di Pounda, poi con la linea bus locale arrivo nell’area portuale di Parikia, dove è situato il Museo Archeologico di Paros, posizionato poco più in là della Basilica della Madonna di Katapoliani.

 Il museo è stato fondato nel 1960, quando una grande sala è stata costruita accanto ad un  Liceo, per ospitare le antichità che fino ad allora erano conservate nelle celle del monastero di Katapoliani. Una seconda sala è stata poi costruita alla fine del 1960 e ulteriori lavori di ampliamento del museo sono iniziati solo   nel 1995. Attualmente è diretto da Yannos  Kourayos  (Soprintendente delle Antichità Cicladiche e Direttore del Museo Archeologico di Paros, di cui si allega  separatamente  la sua scheda biografica e professionale), con cui ho un appuntamento per fare una chiacchierata su più punti, diretti ed indiretti, sul tema del sito archeologico di Despotiko.

Il direttore mi accoglie con molta cordialità e crea le condizioni per mettermi subito a mio agio, innanzitutto invitandomi a sederci tra le sculture del suo museo esposte nel museo aperto e cosa che più mi farà piacere Yannos Kourayos, parla in italiano, facendomi superare tutti i miei timori per la mia scarsa dimestichezza con le lingue.

Ci scambiamo le prime nostre reciproche informazioni biografiche, a partire  subito dalle sue prime esperienze giovanili, quando all’età di 18 anni (nel 1976) ha iniziato i suoi primi studi universitari a Firenze, rimanendo poi sempre in questa città fino alla laurea, frequentando i migliori professori del ramo. Constatando successivamente che anche la meravigliosa Firenze ha subito una profonda e degenerata involuzione urbana in seguito all’invasione dei turisti, constatata ritornando tre anni fa ed è rimasto un po' perplesso. Ma cerco di non dilungarmi su questi argomenti e passo subito ai motivi per cui ho richiesto questo incontro.

 

Mario Mangone (in seguito M.M.): Personalmente sto cercando di costruire una sorta di network urbano a partire dalla mia città Napoli, di cui lei immagino saprà molte cose.

 

Yannos  KOURAYOS : Sì la conosco bene, ci sono stato circa cinque anni fa, anche perché ho come riferimento, una mia cara amica, la Prof.ssa Annamaria D’Onofrio ed il Prof. Matteo D’Acunto, che insegnano all’Istituto Orientale di Napoli.     Napoli è bellissima come città, anche se è un po' sporca per me, abituato a Firenze.

 

M.M.: Bene, anzi male, professore la prego,  non tocchiamo questo tasto dolente. Le dicevo, che ho intenzione di mettere in relazione,  attraverso il progetto Time Experience, di cui sono ideatore e coordinatore, tre realtà urbane Napoli - Atene – Paros/Antiparos/Despotiko. Da tempo avevo discusso di questo mio progetto ad un mio caro amico, Yorgos Simeoforidis, architetto ateniese, ma direi cittadino del mondo, purtroppo scomparso improvvisamente l’11 Febbraio del 2002 a Lugano, con il quale cercavo di contestualizzare i processi di trasformazione urbana, con quelli più generali della cosiddetta “globalizzazione”.

Negli ultimi anni avevo costruito, un altrettanto significativo rapporto amichevole e culturalmente proficuo con Nikos Ktenàs, lo scorso anno insignito del Premio Onorario Speciale del Presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos per la sua variegata opera architettonica. Purtroppo dico “avevo” al passato,  perchè nei primi giorni di questo scorso Luglio, Nikos ci ha lasciati in seguito ad un’infezione Covid19 (nonostante avesse inoculato nel suo corpo, ben tre vaccinazioni). Nel 2018 avevo invitato Nikos Ktenàs a Napoli, alla Conferenza “Alla ricerca della città perduta”, nell’ambito del progetto Time Experience, curato dall’associazione GRON, che presiedo e coordino, offrendoci una bellissima lezione su Atene (vedi nel capitolo Atene su www.time-experience.com).  La sua lezione ci ha permesso di capire la sua professionalità, la sua passione per l’architettura, sul come abbia fatto i conti con la  mancanza ad Atene di alcune fasi storiche della città. Infatti a partire da Plaka subito dopo non ci sono grandi interventi strutturali nella città, se non  a partire dall’800, oppure al di là di alcune sovrapposizioni  stilistiche e funzionali legate ad epoche precedenti, arriviamo direttamente all’esplosione della metropoli attuale. Quindi la vera architettura greca, quella pensata, progettata e praticata, come quella di Nikos Ktenàs, ha sempre cercato di fare i conti con questo vuoto. Infatti quando Nikos è venuto a Napoli si è reso conto della complessa stratificazione storica esistente nel suo centro storico, tra cui anche quella greco-romana, ovviamente. Allora ci siamo chiesti se era possibile costruire un confronto largo su questi temi, innanzitutto gemellando due realtà urbane  significative come Napoli ed Atene, che possono sembrare   unite dalla stessa storia, dalle stesse origini, in quanto città del mediterraneo,  ma a volte ciò non corrisponde alla realtà dei fatti, per questi motivi bisogna allargare la nostra attenzione anche su realtà significative e fondanti le prime fasi di sviluppo della nostra civiltà mediterranea, attraverso i numerosi centri archeologici presenti nel sistema insulare greco, come quello cicladico, di cui Paros e Despotiko/Antiparos, ne sono qualificata testimonianza.

Quindi attraverso questa lunga premessa passo al cuore della mia prima domanda e le chiedo se è possibile, proprio a partire dalla sua esperienza nel campo dello scavo archeologico di Despotiko e di altri, rendere questo patrimonio conoscitivo, uno strumento fondante per sviluppare e mettere in pratica una nuova strategia di sviluppo urbano delle isole Cicladi, a partire dalla politica turistica, che nell’intera area, sta procurando non pochi danni?

Yannos  KOURAYOS  : Innanzitutto c’è da fare una precisazione e dire subito che Antiparos a poco a che fare con l’archeologia, perché Despotiko non è Antiparos, è un’altra isola. Infatti Antiparos ha solo il castello medioevale, poi io ho scavato una tomba di epoca classica, inoltre ho lavorato su dei reperti del 3.200 a.c. (periodo proto-cicladico), costituiti da due tombe appartenenti ad un’insediamento sul lato destro di Sifneiko, subito dopo il Deseo Sunset, lì dove in molti vanno ad  assistere al tramonto; scavo che non è proseguito per compresenza di terreni pubblici, con non hanno nulla a che vedere con terreni privati, nei fatti uno scarso interesse nel proseguirli.

M.M. : Le dico solo che Sifneiko è la mia spiaggia preferita sull’isola di Antiparos ed ho sempre percepito su quella spiaggia un’energia particolare che viene da lontano, la stessa energia  che ho percepito in modo inquietante a Napoli, presso la e Villa degli Spiriti a Marechiaro, dove une legenda racconta che l’Imperatore Augusto mentre era a cena da Pollione,  uno schiavo fece cadere un calice di cristallo rompendolo in mille e mille pezzi. Pollione, che allevava le murene, ordinò di gettare lo schiavo nella vasca dove vivevano i malefici pesci, quindi un “luogo” , molto particolare. Per dire che  alla fine della mia vacanza annuale vado sempre anche presso l’estremo limite della costa di  Sifneiko, per fare la mia “preghiera laica”,  augurarmi un proficuo nuovo anno, perché è proprio in quel luogo che percepisco un qualcosa di “particolare”. Segno che non è un caso che vado lì, dove percepisco energie particolari, segno di presenze che vengono da lontano.  

 

Yannos  KOURAYOS : Posso immaginarlo, in quanto archeologo so a che cosa si riferisce, quando dice queste cose. Poi nel proseguire c’è un altro scavo fatto  Aghia Kyriakos  che devo spiegare dov’è, cioè dopo la seconda stazione del gas, più in là  sul mare, c’è una piccola chiesetta dedicata appunto a San Domenico e lì  hanno trovato un’officina per la produzione di ceramica, in particolare anfore di epoca ellenistica, in questa fase ancora sotto attenzione e studio, da parte dei ricercatori.    

Poi un altro scavo riguarda il Castello, iniziato da una mia collega Litsa Diamanti,  in collaborazione con un altro mio collega.  Scavo fermato perché hanno trovato dentro la torre centrale medioevale altre cose di epoca, credo classica. Ma non posso dire altro, perché non seguo personalmente lo scavo in corso. Quindi alla fine di questa  stagione turistica dovrà forse  ricominciare questo scavo e poi in quella sede bisognerà rifare tutto un altro progetto, perché la struttura del castello medievale non è in buone condizioni. Quindi questi sono tutte le presenze archeologiche ascrivibili ad Antiparos. C’è da considerare un altro ritrovamento sull’isola, che si trova tra Antiparos e Paros, con il nome di Goulandris, che si chiama anche Reumatonisi che vuole dire in Greco, Isola delle correnti e là hanno trovato questa incanalature, che troviamo dappertutto. Sono dei canali paralleli scavati nella roccia coperta dal mare, la cui funzione non riusciamo ancora  a capirla e sono dappertutto a Paros, ad Antiparos ed anche a Despotiko.

M.M. : Lei mi sta offrendo delle buone informazioni.  Ma al di là delle sue competenze disciplinari, Le vorrei chiedere, proprio sulla base della  sua esperienza professionale e nell’aver diretto e partecipato a numerosi scavi archeologici, alle quali si aggiungono gli altri  a partire dal Neolitico Preceramico –Antico (7000-6000 a.c.), ritrovate nell’isoletta di Saliagos tra Paros ed Antiparos. Segni e  testimonianze riferibili ad una civiltà che  arriva fino  alla fase antica del Neolitico tardo (4300-3900 a.c.),  formato da agricoltori e pescatori, protetti da un muro di fortificazione che costituisce il più antico esempio del periodo; inoltre le ceramiche,  presentavano una decorazione in bianco su fondo scuro, di produzione locale  con  analogie  del periodo pre-Dimini e l’Antico Neolitico Tardo della Grecia centrale e meridionale. Tra gli idoletti figurano esemplari in marmo  le cui forme preludono a quelle caratteristiche dell’Età del Bronzo. L’industria litica ha impiega materie prime come l’ossidiana e lo smeriglio, importate rispettivamente da Milos e Naxos.  Insomma possono queste conoscenze, al di là del vostro ambito strettamente specialistico, ridefinire una nuova visione, una nuova qualità  dello sviluppo  del sistema insulare delle Cicladi?  Ad esempio per essere più precisi e diretti, si può invertire lo sviluppo di queste aree basate solo sull’incremento della rendita immobiliare e sull’incremento dei prezzi, legati al mondo turistico;  indirizzarlo verso nuovi paradigmi strategici di sviluppo, basati sull’incremento della loro qualità esperienziale, imperniati sulla conoscenza, su un nuovo rapporto tra corpo e natura,  verso un’elevazione dello standard ambientale diffuso o della cultura gastronomica e nutrizionale, quindi  su servizi che facciano leva sulla piena sostenibilità territoriale? L’archeologia come disciplina diffusa verso masse di vecchi e nuovi consumatori, può dare il suo contributo?  Per dirla in modo più sofisticato, la memoria urbana e territoriale può avere una sua funzione rigeneratrice per una nuova visione delle politiche turistiche legate alla globalizzazione?

Yannos KOURAYOS: Questo è vero. Infatti c’è da dire che possiamo considerare quest’area come un unico “Parco Archeologico”. Infatti abbiamo Delos a fianco, poi c’è Santorini bellissima sul piano turistico, ma c’è “Akrotiri”, con uno scavo archeologico magnifico, come la vostra Pompei.

M.M.: Si dice in giro che Despotiko ha assunto durante lo scavo  la stessa importanza di Delos. E’ Vero?

Yannos  KOURAYOS: In parte sì. Delos è un’isola  piena di antichità, invece a Despotiko c’è un santuario, un complesso archeologico dell’epoca arcaica, mentre Delos non è importante per l’epoca arcaica, ma per quella ellenistica e romana. Per quanto riguarda Despotiko bisogna invece dire che a suo tempo  fu  frutto delle decisioni di Paros e non di Antiparos. Infatti a quel tempo Paros aveva il potere ed ha deciso di costruire  un altro santuario, lontano dalla loro città,  perché volevano  avere il controllo dell’Egeo, in quel periodo, in Asia e non prima. Allora Paros costruì questo santuario, costatogli molti soldi, anche frutto della gestione finanziaria della dogana “Despotiko” e del passaggio di tutte le navi che passavano da lì per andare a  Creta, Cipro, poi in Asia Minore, Egitto ed infine anche nel sud Italia.

M.M.: Insomma una sorta di hub commerciale, su gran parte dell’area mediterranea? Luogo complesso ed avanzato di informazioni, linguaggi, culture, religioni e tecniche?  Secondo lei c’è una relazione distinta tra quest’area delle Cicladi, inteso come sistema insulare nel suo complesso e tutto ciò che poi è successo nel sud Italia, come frutto delle colonizzazioni provenienti dalla Grecia tra l’VIII e il VI secolo a.C. costrette a lasciare le loro terre fondando nuove città (apoikiai) del tutto autonome da ciò che hanno lasciato, con fisionomie specifiche delle poleis di nuova fondazione.  Ci sono degli intrecci stratificati o sovrapponibili distinti tra loro? Possiamo costruire un grande confronto tra il sistema delle città greche e quelle della Magna Grecia, inteso come luogo di grandi sovrapposizioni, scontri, incontri, conflitti, integrazioni che hanno poi nei fatti strutturato il senso di ciò che ancora oggi chiamiamo “città mediterranea”, per capire se esiste ancora una sua resistenza ai processi ed ai flussi immateriali della globalizzazione?

Yannos  KOURAYOS: Non abbiamo prove di tutto ciò, a dir la verità.

M.M.: Allora si può dire che ci troviamo in quel periodo, di fronte a due tipologie di sviluppo territoriali  differenti?

Yannos  KOURAYOS: Sì può anche dire. Ma ad esempio con l’Egitto abbiamo prove archeologiche che testimoniano una forte relazione con l’Egitto.

M.M.: Quindi possiamo dire che c’era una sorta di sovrapposizione tra Cicladi ed Egitto, nelle forme di reciproco sviluppo e relazioni? Non sono forme separate. Invece con il sud Italia possiamo dire che abbiamo avuto stili e culture e linguaggi  indotti da questa situazione, patrimonio che poi fa i conti con l’avvento del periodo romano.

Yannos  KOURAYOS: Certo di romano abbiamo poco.

M.M.: Sì certo, ma volevo evidenziare  l’intreccio con quest’ultimo periodo. Infatti Napoli è una realtà emblematica da questo punto di vista, perché abbiamo un forte intreccio e sovrapposizione tra la cultura urbana greca e romana. Come si può già vedere  dalla sovrapposizione delle due planimetrie, una dello stato di fatto ad oggi e l’altra riguardante la rete degli scavi archeologici innestati all’interno della vecchio impianto urbano greco-romano, compresi gli ultimi ritrovamenti. Quindi noi abbiamo la città di sopra ed ora diventa più chiara anche la città di sotto, attraverso il grande lavoro degli archeologi che stanno operando a Napoli. La città contemporanea che fa i conti con quella antica. Un grande laboratorio urbano in cui la modernità sta intercettando i suoi brani di memoria, ad esempio  attraverso le nuove stazioni della metropolitana urbana. Allora la domanda che viene fuori, è possibile costruire una rete di confronto e relazioni tra Napoli-Atene-Paros/Antiparos/Despotiko? E’ possibile far dialogare ad esempio il nostro Museo Nazionale Archeologico (MANN), con una serie di riferimenti significativi sul piano archeologico tra queste realtà territoriali? Dove sia possibile verificare il peso effettivo dell’archeologia, della memoria urbana in relazione alle trasformazioni in atto, applicare nei fatti quella che viene chiamata geoarcheologia. Non tanto per attualizzare il prodotto archeologico, ma per renderlo strumento di conoscenza ulteriore del nostro presente.

Yannos  KOURAYOS: Certo che è possibile, scavalcando ostacoli di natura burocratica in tutti e due i paesi, credo sia una cosa possibile, anzi augurabile, per quanto difficile possa essere quest’obiettivo. Ma devo dire che noi già abbiamo una proficua collaborazione con la dirigenza del Parco Archeologico di Pompei ed il nostro Direttore delle Cicladi, quindi non partiamo da zero.

M.M.: Quindi se mettiamo insieme queste realtà e le invitiamo a  puntare su una strategia espositiva unificante, capace di produrre anche nuovi linguaggi, utilizzare nuovi strumenti tecnologici, inventare anche nuovi spazi espositivi, più congeniali ad una narrazione del mondo archeologico, capace di andare oltre il classico museo ordinatore e classificatorio  spazio-temporale della memoria urbana, della  territorialità mediterranea.  Potremmo dare un contributo non solo all’archeologia, come specifico disciplinare, ma collocarla in un alveo strategico significativo del pensiero comune utile alle pratiche tecnico-culturali ed amministrative dei nostri rispettivi paesi, in particolar modo della Grecia ed Italia, luoghi d’origine  e sviluppo della nostra attuale civiltà occidentale.

Yannos  KOURAYOS: Sì l’idea è molto bella, ma avanzo anche le mie perplessità rispetto alle difficoltà oggettive che un progetto di questo tipo può incontrare. Nonostante ne veda anche la sua necessità, ritengo opportuno calibrare bene le proprie forze, affinarle compatibilmente ai possibili e concreti passi da avviare. Ma dichiaro la mia disponibilità ad avviare l’inizio di questo affascinante viaggio.

                

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Yannos Kourayos, dare vita al sito archeologico di Despotiko

Despotiko1 ·

Despotiko, una piccola isola delle Cicladi, ha attirato l'attenzione degli appassionati di archeologia negli ultimi anni, dopo che gli scavi hanno portato alla luce un sito religioso di grande importanza, risalente al periodo arcaico. Il sito comprende un grande tempio dedicato al dio greco Apollo insieme ad altri edifici cerimoniali, ed è ora considerato di uguale, se non maggiore, importanza per il famoso santuario di Delos. Il progetto di scavo è guidato da Yannos Kourayos, un archeologo greco con una vasta esperienza e una ricca conoscenza della zona.

Yannos Kourayos ha conseguito la laurea in archeologia presso l'Università di Firenze nel 1976 e una seconda laurea in manutenzione delle antichità presso l'Accademia "Lo Sprone" nel 1982. Partecipando, mentre era ancora studente, a numerosi scavi in Italia e nelle Cicladi, ora ha trentadue anni di esperienza lavorativa sulla sola isola di Paros. È stato archeologo per le isole di Paros e Despotiko presso l'Eforato delle Antichità delle Cicladi dal 1986 ad oggi. Dal 2006 al 2010 ha lavorato presso l'Eforato delle Antichità Preistoriche e Classiche a Voula e Vouliagmeni e ricopre anche la carica di curatore presso il Museo Archeologico di Paros. Ha anche pubblicato quattro libri di archeologia, tra cui Paros - Antiparos - Despotiko, dalla preistoria ai tempi moderni.

Kourayos ha iniziato il suo scavo a Despotiko nell'estate del 1997, ma prima di lui, la prima esplorazione è stata guidata dall'archeologo Christos Tsountas nel 19 ° secolo e un'altra è stata condotta da Nikos Zafeiropoulosnel 1959. Kourayos scoprì nel 1997 un vasto santuario arcaico dedicato ad Apollo, finora sconosciuto da qualsiasi fonte antica scritta fino ad allora. Questi scavi a Mandra (Despotiko) hanno portato alla luce un vasto complesso religioso dedicato ad Apollo che fu completato nel tardo periodo arcaico. Si ritiene che le attività religiose si siano svolte nello stesso sito sin dal periodo geometrico.

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Despotiko è uno dei tre isolotti situati ad ovest dell'isola di Antiparos ed è menzionato da Plinio il Vecchio e Strabone come Prepesinthos. Si trova infatti quasi esattamente al centro delle Cicladi. L'unico modo per visitare l'isolotto è in barca da Agios Georgios ad Antiparos e si trova a soli 700 metri dalla costa, il che lo rende perfetto per una rapida visita durante il vostro soggiorno nelle Cicladi. Questo isolotto è stato disabitato fin dall'antichità, ma gli scavi attuali indicano che probabilmente c'era un istmo che potrebbe aver collegato Despotiko e gli altri due isolotti con Antiparos almeno fino al periodo ellenistico.

Nel periodo arcaico, il popolo di Paros costruì un santuario a Despotiko dedicato al culto di Apollo, così come sua sorella Artemide e la dea Hestia. La ragione dietro la scelta di questa posizione specifica per il complesso religioso probabilmente risiedeva nello sforzo di stabilire il loro dominio nell'Egeo, soprattutto come parte della loro rivalità con l'isola di Naxos. Nel periodo classico, la Milziade ateniese, con il pretesto che il popolo di Paros aveva sostenuto i Persiani durante l'invasione persiana della Grecia, condusse una campagna ateniese senza successo contro l'isola di Paros (che comprendeva anche Antiparos e Despotiko) che era stata conquistata dai Persiani. L'isolotto fu anche parzialmente bruciato dai pirati francesi nel 17 ° secolo.

Secondo gli archeologi che lavorano al sito, l'isolotto di Despotiko sarà gradualmente trasformato in un museo a cielo aperto, come nel caso di Delos, e diventerà accessibile al pubblico. Greek News Agenda ha intervistato* il capo dello scavo, Yannos Kourayos, sull'importanza del sito e sulle sfide poste da questo impegnativo compito.

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Sembra che tu abbia un legame con le isole di Paros e Antiparos da oltre trent'anni; come è iniziato? Cos'è che per primo ti ha fatto dire "Voglio iniziare da lì"?

Ho iniziato 33 anni fa quando avevo appena finito il servizio militare e stavo lavorando alla gioielleria di mio fratello quando un amico mi ha informato che potevo candidarmi per una posizione di archeologo finanziata dall'Unione Europea. È così che è iniziato e sono rimasto con l'Eforato delle Antichità delle Cicladi, dove ho lavorato molto duramente, su diverse isole come Naxos, Delos, Paros, Ikaria, Rineia e altrove, sia sugli scavi che nei musei locali. A causa della crescita turistica, abbiamo effettuato diversi scavi sull'isola di Paros durante il 1990 che sono stati ovviamente molto produttivi.

Consideri gli scavi a Despotiko il lavoro della tua vita? (Se sì, allora) Come ti connetti personalmente con esso? Sicuramente chiunque abbia lavorato a un progetto per più di vent'anni si sentirebbe attaccato ad esso.

Il progetto Despotiko è certamente la passione e lo scopo della mia vita, come lo sarebbe per qualsiasi archeologo coscienzioso. Un archeologo deve scavare, proteggere e modellare un sito archeologico. Despotiko mi ha ovviamente ricompensato con nuovi edifici scoperti ogni anno, ma il compito più importante è il restauro del tempio di Apollo e l'hestiatoreion cerimoniale.

Hai scoperto un hestiatoreion cerimoniale (sala per banchetti), che si trova accanto al Santuario di Apollo ed è considerato vecchio di tremila anni. Ti aspettavi di fare questo tipo di scoperte quando hai iniziato questo viaggio? Questi risultati influenzano la nostra percezione della storia del sito? E in che modo?

Ovviamente, la scoperta di questo tempio ha alterato la nostra percezione del paesaggio archeologico delle Cicladi, grazie alle sue dimensioni e ai molteplici elementi innovativi, come l'hestiatoreion cerimoniale, il santuario semicircolare di fronte al tempio, i vari edifici ausiliari e il bagno che veniva utilizzato per la purificazione.

Recentemente, dopo le ultime scoperte archeologiche, l'importanza storica di Despotiko è stata soppesata rispetto a quella di Delos. Ha senso tali confronti? Quali sono le principali differenze tra i due siti?

Ora sappiamo che questo è un tempio del periodo arcaico più grande di quello di Delos arcaico. Delos era sotto l'influenza di Naxos e più tardi di Atene, anche se ci sono anche offerte - cioè sculture - da Paros. Anche se abbiamo scoperto molte offerte, cioè sculture, da Paros. Dopotutto, quello che vediamo ora a Delos è una città ellenistica e romana; quindi in epoca arcaica il tempio di Despotiko doveva essere più importante e probabilmente attirava più fedeli dalle isole circostanti e dall'Asia Minore, rispetto a quello di Delos.

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Hai detto prima che per continuare lo scavo hai bisogno di finanziamenti. Come si raccolgono di solito i fondi? Ci sono sponsor privati e, in caso affermativo, sono prevalentemente cittadini stranieri o greci? I turisti che visitano il santuario offrono esposizione, attirando quindi potenziali investitori?

La maggior parte degli sponsor sono greci; ci sono anche alcuni stranieri, ma non i turisti. Riceviamo finanziamenti da diverse istituzioni, tra cui la John S. Latsis Public Benefit Foundation, la A.G. Leventis Foundation, l'organizzazione culturale senza scopo di lucro Aegeas, la Paul & Alexandra Canellopoulos Foundation, Alpha Bank e altri.

Quanto è stato difficile attrarre sponsor per questo restauro, tenendo conto della moltitudine di importanti siti archeologici che necessitano anch'essi di restauro?

Non è così difficile in realtà, poiché le persone che contribuiscono finanziariamente si sono rese conto che questo è qualcosa che deve essere fatto per ripristinare un importante sito archeologico, così come qualcosa che aumenterà i benefici già esistenti per la popolazione locale.

E la scuola da campo Despotiko? È rivolto esclusivamente a studenti provenienti dagli Stati Uniti?

No, la scuola sul campo non è rivolta esclusivamente agli studenti degli Stati Uniti. Abbiamo studenti provenienti da tutto il mondo, tra cui Brasile, Argentina e paesi europei. Inoltre, l'istituzione educativa senza scopo di lucro CYA - College Year in Athens porta molti studenti americani a Despotiko.

Hai assicurato l'inserimento nel tuo team dei migliori marmisti (gli stessi dei quali hanno lavorato anche all'Acropoli) per il restauro del sito. Pensi che il ripristino di Despotiko sia la tua più grande scommessa in questo momento?

Credo che questo sia un processo di restauro estremamente complesso con molte difficoltà, comprese le sfide poste dal fatto che si tratta di un'isola disabitata senza servizi di trasporto ecc., Che lo rendono un compito davvero colossale.