“…Oggi abbiamo necessità di trasformazioni più ancor radicali, perché la domanda di mobilitazione è cresciuta così a dismisura grazie alle nuove tecnologie da entrare in conflitto con lo spazio, soprattutto laddove è resistente oppure non trasformato in precedenza…E’ l’ultima fase della città moderna, nel suo evolversi metropolitano, irradiante dal suo centro, capace di travolgere ogni antica persistenza…”
“…Ma intanto il “tempo della metropoli “ contrasta drammaticamente con la sua organizzazione spaziale, con la pesantezza dei suoi edifici, con la massa dei suoi contenitori. Le masse della metropoli non si trasformano in energia, ma anzi l’assorbono, la consumano. Esattamente l’opposto di ciò che avveniva nelle città, dove esisteva corrispondenza tra i tempi delle funzioni, dei lavori, delle relazioni, e la qualità delle architetture, dove l’architettura arricchiva, potenziava la qualità dell’insieme. Dobbiamo inventare corrispondenze, ma è impossibile farlo riproponendo una forma urbis tradizionale. Dobbiamo inventare corrispondenze, analogie tra il territorio post-metropolitano, in cui viviamo, ed edifici, luoghi dover poter abitare, dobbiamo inventare edifici che siano luoghi, ma luoghi della vita post-metropolitana, luoghi che ne esprimano e riflettano il tempo, il movimento…”
Massimo Cacciari da “LA CITTA’” – 2012 V Ed. Pazzini